Titolo: Le vie della narrazione (sono infinite)
Ne L’istinto di narrare Jonathan Gottschall si chiede: ci saremmo evoluti se non fossimo stati (sin dalle origini) “animali che si scambiano storie”? Sta di fatto che siamo umani in quanto raccontiamo. Trasformiamo la vita (fuggevole) in eventi, trame, personaggi, incontri, svolte, drammi, avventure, teatro… dalla vita al linguaggio, dalla presenza alla trasformazione linguistica e alla rappresentazione. Dalla oralità, poi, alla scrittura: un modo curioso, telepatico (Stephen King), di comunicare con le persone del futuro.
Dedichiamo un intero anno di lavoro alla dimensione del narrare, nelle sue più ardite forme. Racconto fluviale, frammentario, che va al punto o che divaga, che dipinge mondi altri, o ci pulisce gli occhi intorno alla realtà più vicina; racconto chiaro, oscuro, finto o veritiero, secco o gonfio, cortissimo o microromanzo. Che salva, che aiuta, che emoziona. Il racconto evoca insieme al narratore l’uditore, parla della comunicazione; fa i conti con l’ascolto e il silenzio. E sempre, sempre, evoca “l’altro dentro di noi”.
Il Laboratorio di scrittura creativa del Faro teatrale è uno spazio di sperimentazione in cui si scrive a partire da stimoli precisi (letture di autori), e richiede ai partecipanti di comporre durante le lezioni; di condividere i testi prodotti in aula, in modo da poterli “osservare” tutti insieme. Offre uno spazio di incontro e di collaborazione profonda. Riconferma la sua collocazione on line. Che nel recente passato ha permesso di creare gruppi di persone in giro per l’Italia.
Durata del corso: 8 mesi |
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Frequenza: 3 ore settimanali | ||||
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Martedì: | 19:30 – 22:30 |
Per sapere il COSTO del corso invia una e-mail a scuola@faroteatrale.it oppure chiamaci allo 02.45.38.19.45
hai cominciato a ridere ed era prematuro – non hai finito ancora, per esser più sicuro
hai cominciato ad esserci prima in una stanza ti sembrava di soffocare hai aperto la finestra
hai continuato a percorrere una parete ti pareva il mondo e ti è venuta sete
hai visto il sole sullo specchio e poi ti sei messo a cantare
della luna non sapevi nulla però sì, come desideravi quello spicchio di mare!
Se le nuvole non possono portarmi
da un velame all’altro
mi alleno nell’espandere nel trasmigrare
Eravamo bambini affascinati
più che dall’albero dalla foglia
dall’ombra d’una voglia
dai tremuli disegni d’ombra sfilati
sapevamo aprire la gola alla luce
in perfetta solitudine
lungo il filo del bacio che ricuce
immaginammo fosse quella, la soglia
e nella stessa via la gatta e il desiderio
la finestra, il segreto, una promessa scritta.
Dal lato in ombra della strada
ci sedemmo in attesa – c’era aria, sole
finimmo d’attendere la morgana
abbagliati – finalmente – privi di parole